Useremo solo grano italiano Bufala o Marketing?

Grano Italiano 100%

Useremo solo grano italiano Bufala o Marketing?

(articolo di maicolengel butac del 21/02/2019 riproposto e commentato, portate pazienza e leggete alla fine il nostro commento)

Evviva il populismo, questo potrebbe essere il sottotitolo adatto alla notizia della nota azienda italiana che ha deciso di trasformare le linee di produzione per usare appunto solo grano italiano al 100%.

Sono almeno due anni che alcune associazioni di coltivatori hanno abbracciato questa battaglia per il grano italiano, l’hanno fatto spargendo tanta disinformazione, perché il sistema è sempre lo stesso.

  1. Sommergo la rete e i giornali di notizie che sostengano la teoria che solo il grano italico è buono, quello importato fa schifo.
  2. Convinco il consumatore della cosa finché le aziende non cambiano linea di produzione per accontentare il mercato.
  3. Sfrutto aziende che lo eliminano dai propri prodotti per convincere anche le altre a farlo.

Sia chiaro, un imprenditore privato può fare quello che vuole con le sue linee di produzione, ma un giornale che riporta la storia dovrebbe avere in redazione qualcuno in grado di chiarire la questione per i lettori.

Tutto questo, come vi ho anticipato, è accaduto alla stessa maniera con l’olio di palma: le aziende dopo le tante campagne contro l’olio di palma mosse da associazioni di consumatori (e cialtroni di vario genere) decisero di rinunciarvi. La prima e forse la più grande fu la Coop, che appellandosi al principio di precauzione decise di eliminarlo da tutti i suoi prodotti, seguita a ruota dalla stragrande maggioranza dei produttori italiani, al punto che oggi è più difficile trovare merendine e biscotti con olio di palma che senza. Tutto sulla base di allarmismi inutili lanciati da soggetti che avevano precisi interessi commerciali.

E la storia si ripete. Perché anche quella sul grano italiano è una battaglia sciocca, portata avanti da associazioni che cercano di difendere gli interessi di pochi contro quelli della comunità.

Non c’è nessuna ragione per preferire il grano italiano a quello importato. Come spiegava Il Fatto Alimentare:

L’esempio della pasta è istruttivo: il grano duro italiano copre solo il 65% del fabbisogno, occorre importare frumento da Paesi come Canada, Stati Uniti, Sudamerica. Anche per il grano tenero vale la stessa cosa poiché il prodotto interno copre solo il 38% di ciò che richiede il settore, con importazioni da Canada, Francia, ma anche Australia, Messico e Turchia.

Siamo obbligati a importare, non ne produciamo abbastanza e l’Italia non ha una conformazione geografica che ci permetta di aumentare a dismisura la nostra produzione. Non capirlo è sciocco. Per qualsiasi azienda che decida di servirsi solo di grano italiano ce ne saranno altre che ne avranno meno a disposizione, alla lunga è ovvio che se tutte passano al grano italiano al 100% la produzione crolla, con conseguente aumento dei prezzi. Quindi o ci stanno menando per il naso e continueranno a usare miscele di grano preparate in Italia ma con grani anche esteri, o il prezzo al consumatore nei prossimi anni lieviterà.

Non spiegare queste cose è sciocco. Farsi pubblicità cavalcando battaglie populiste in un Paese con il nostro tasso di analfabetismo funzionale è voler vincere facile.

 

 

COMMENTO DI MACINAZIONENATURALE:

Come riconoscere quando le Contro Bufale sono Bufale a loro volta? il sistema è semplice, generalmente l’articolo contiene tre fasi:

1) DOGMA

Si parte da un assunto che viene presentato come fatto  INCONTESTABILE  “In Italia non produciamo abbastanza grano per la necessità nazionali”, questa frase viene presentata come se fosse un Dogma, il caro  maicolengel per esempio non riflette sui terreni agricoli che rimangono incolti perché non è particolarmente remunerativo in Italia coltivare cereali, o non ricorda la storia italica quando si è riusciti a triplicare la produzione di grano senza devastare il territorio. Di questo fatto presentato come incontestabile ci si dimentica di citare comunque la fonte, se si ritiene fonte un articolo del 2013 del Fatto Alimentare che tra l’altro è un articolo ben fatto solo che è un po’ datato, e se si legge con attenzione non presenta dei Dogmi granitici.

2) NO DIALOGO, SI OFFESE !

POI SI PASSA ALLE OFFESE SI DA DELLO SCIOCCO, DELLO STUPIDO O DELL’IMBROGLIONE, LE ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI SONO AFFIANCATE ALLA PAROLA CIALTRONI, I CONSUMATORI SONO DEFINITI ANALFABETI FUNZIONALI, CHIUNQUE DICA O PENSI IL CONTRARIO (di lui) O PENSI DI POTER COMUNQUE ESSERE LIBERO DI SCEGLIERE E’ CLASSIFICATO COME STUPIDO.

3) SI TERRORIZZA

DICENDO CHE LA LIBERTA’ È PERICOLOSA E PUO’ PORTARE A CONSEGUENZE DEVASTANTI.

A questi personaggi che possiamo catalogare nella categoria degli anti-democratici, anti-scientifici non piace molto il dibattito, il confronto, o che le persone si interroghino su alcune questioni che centrano con aspetti legati a scelte molto personali, non amano la libertà di scelta, considerano le persone analfabete e non in grado di valutare una marca di pasta rispetto ad un’altra: per il gusto, per la convenienza, per l’abitudine e perché no per un’idea positiva che hanno su una specifica marca.

Il consumatore deve essere libero di cambiare se ritiene interessante sperimentare nuovi sapori e gusti o ritiene di dare maggior fiducia ad una certa marca.

NO! SECONTO L’AUTORE NON SIAMO IN GRADO DI SCEGLIERE, ANZI LA LIBERTA’ DI SCELTA PUO’ AVERE SOLO RIPERCUSSIONI NEGATIVE.

I consumatori non possono esprimere delle preferenze!!!

A proposito ci ricordiamo con quanto enfasi si contestava l’idea di togliere l’olio di palma dai biscotti, sembrava quasi che rischiavamo di trovare gli scaffali dei supermercati vuoti, perché senza olio di palma non era possibile fare i biscotti. Credo che oggi sia molto difficile trovare una marca di biscotti che tra gli ingredienti nomini l’olio di Palma, eppure la transizione è avvenuta in modo semplice e non drammatico per i consumatori.

MacinazioneNaturale

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