07 Gen Farina Bianca e Farina integrale Dibattito a distanza tra esperti
Franco Berrino: “La farina bianca è tossica”. Replica di Vittorio Krogh dell’Istituto Nazionale dei Tumori “Non è vero”
La teoria di Franco Berrino sulla farina bianca nociva viene smentita dall’Istituto dei tumori di Milano
L’epidemiologo Franco Berrino intervistato nel servizio “Farina “veleno” bianco” del programma “Piatti chiari” del 4 novembre 2016 dalla tv svizzera italiana, ha accusato la farina bianca di essere nociva e di favorire diverse patologie come il diabete e persino tumori. La cosa desta una certa perplessità, perché la farina bianca viene assunta ogni giorno da milioni di italiani quando mangiano: pane, brioche, biscotti, pizze, cracker, focacce… Berrino (*), noto al pubblico italiano per le frequenti apparizioni televisive, non lascia spazio alla fantasia sulla nocività del prodotto. Concetti simili vengono ribaditi anche da Anna Villarini, ricercatrice dell’Istituto Nazionale dei Tumori che successivamente rilancia il pensiero del professore, per cercare di convincere i telespettatori a consumare solo farina integrale.
Abbiamo chiesto a Vittorio Krogh, direttore della Struttura complessa di Epidemiologia e Prevenzione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, un parere sulla vicenda. Come prima cosa Krogh precisa che «la farina bianca non è un veleno, non è tossica e che i riferimenti ai suoi effetti tumorali non sono del tutto corretti, e che l’Istituto dei tumori di Milano sposa le tesi del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF) e del Codice Europeo Contro il Cancro 2014.
Le tesi raccomandano di mantenere una dieta sana basata prevalentemente su cereali integrali, legumi, verdura e frutta, ma senza accusare la farina bianca di colpe che non ha».
La puntata sulla farina della tv svizzera italiana titola: Farina “veleno” bianco
Franco Berrino intervistato nel programma sostiene che “la farina bianca è nociva perché gli abbiamo tolto i componenti che fanno bene alla salute, in particolare le fibre che proteggono l’intestino e poi ha un indice glicemico molto alto. Tutte le volte che noi mangiamo digeriamo gli amidi e assorbiamo il glucosio e sale la glicemia.
Se mangiamo la farina bianca la glicemia sale molto rapidamente e questo favorisce molte malattie, favorisce il diabete, favorisce i tumori e favorisce l’obesità“.
Nel servizio televisivo interviene anche Anna Villarini che supporta la tesi della nocività: “la farina bianca… favorirà la formazione di fattori di crescita cellulare e questi fattori di crescita sono molto utili alle cellule tumorali per crescere bene. Sono una specie di concime di queste cellule tumorali“. La giornalista della tv svizzera semplifica il concetto dicendo: “Insomma la farina bianca è un fertilizzante per le cellule tumorali“.
La Villarini precisa che “i picchi di insulina fanno sì che si liberino anche dei fattori infiammatori, l’infiammazione cronica favorisce la crescita della massa tumorale perché crea attorno alla massa tumorale un ambiente che ne facilita l’espansione”.
Anna Villarini supporta le tesi di Berrino sulla nocività della farina bianca ma anche lei viene smentita
Krogh smentisce queste affermazioni «Non esistono cibi velenosi, quindi la farina bianca non può essere considerata un veleno, piuttosto va tenuto presente che se il suo consumo è preponderante rispetto all’alternativa integrale, viene ridotto nella dieta l’apporto di componenti benefiche come la fibra». La nota prosegue dicendo che «Per quanto riguarda la trasmissione televisiva in generale i toni del servizio non sono condivisibili… La farina bianca non è un veleno».
Secondo Krogh dell’Istituto tumori di Milano “Non esistono cibi velenosi, quindi la farina bianca non può essere considerata un veleno”
Krogh sulla questione della farina integrale precisa che «La parte dell’intervista riguardante l’indice glicemico contiene alcune inesattezze o eccessive semplificazioni: l’indice glicemico del pane prodotto con farina integrale può essere simile se non maggiore del pane prodotto con farina raffinata… Ridurre tutto alla dicotomia integrale/raffinato può creare confusione e convincere i consumatori all’equivalenza integrale = salutare, ma non è cosi: un pane prodotto con farina integrale può avere un indice glicemico altissimo». Krogh continua dicendo che «la pasta prodotta con semola integrale ha lo stesso indice glicemico della pasta prodotta con semola raffinata… Se si vuole abbassare l’indice glicemico della dieta senza pesare sulle tasche della gente e senza generare allarmismi ingiustificati basta consigliare di consumare meno pane sostituendolo con la pasta. Consumare pasta cotta al dente è il modo più efficace di ridurre il suo impatto glicemico». E infine aggiunge «Se i circa 100 grammi di pane consumati al giorno in Italia sono da farine integrali o raffinate questo sposta di ben poco l’apporto di fibre». Questo episodio evidenzia un problema di opinabilità delle teorie scientifiche che si protrarrà fino a che non si arriverà a una certezza finale.
COMMENTO DI MACINAZIONE NATURALE
Riprendiamo un articolo datato ma l’argomento è sempre attuale!
Su una cosa siamo d’accordo con Il Dott. Vittorio Krogh ridurre il dibattito ad una dicotomia, non aiuta la complessità dell’argomento, ma poi ci sembra che si contraddice consigliando di ridurre il Pane a favore della Pasta (perché poi?).
Lasciateci mangiare sia il pane che la pasta! Non è più semplice dire che non esiste solo la farina 00 da contrapporre a quella integrale, ma esistono varie qualità di farine: tipo1, tipo2, semi integrale ecc. ?
Non creiamo allarmismi ma promuovere i consumatori a sperimentare nuovi gusti e variare l’alimentazione, seguendo tra l’altro le raccomandazioni ufficiali Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF) che comunque indicano di aumentare l’introduzione di fibre nell’alimentazione.
Sulla differenza tra farina 00 e farina integrale consiglio di dare uno sguardo alle tabelle nutrizionali di confronto, anche per un non esperto possono essere evidenti delle differenze.
I toni del Prof. Berrino possono essere criticati, ma facendo attenzione ai contenuti è difficile trovare aspetti non corretti, poi è evidente che quando ci si rivolge ad un pubblico vasto è necessario semplificare i concetti.
Autore: Roberto La Pira e commento di macinazionenaturale
Editore: Il fatto alimentare
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