23 Giu Agricoltura Biodinamica facciamo chiarezza.
Vi sarete sicuramente imbattuti nei media in alcuni commenti velenosi successivi all’approvazione della legge al Senato, dedicati in particolare all’attacco sferrato da una parte della scienza al biologico e al biodinamico.
Sono anni che produttori e società civile chiedono una normativa che regoli e sostenga il comparto bio, l’Italia è leader europeo nell’esportazione di prodotti biologici, mentre l’Unione europea pone le tecniche agricole ecologiche al centro delle strategie del New Green Deal. Intanto, la crisi climatica, ambientale e pandemica ci dicono che il sistema produttivo così concepito, proprio a partire dal sistema alimentare, non è sostenibile.
Chi si unisce agli attacchi contro la biodinamica affossa la legge sul biologico
«Siamo molto preoccupati dei toni e dei contenuti con cui un gruppo minoritario di politici e ricercatori ha colpito le istituzioni nazionali che hanno varato la legge e con essa gli scienziati che compiono ricerche in agricoltura biodinamica in diversi atenei italiani, tacciando quest’ultima di stregoneria e diffondendo descrizioni fantasiose, non rispondenti al vero» afferma il professor Alessandro Piccolo, dell’Università di Napoli Federico II, presidente della Società italiana di scienze biodinamiche (Sisb), nell’introdurre un documento che spiega che cosa sia davvero l’agricoltura biodinamica.
Il timore, di molti studiosi e operatori del settore, è che nel passaggio alla Camera ci siano cambiamenti importanti se non stravolgimenti.
Cerchiamo, allora, di fare un po’ di chiarezza con Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica.
Che cosa dice la legge sull’agricoltura biologica e come l’agricoltura biodinamica entra in questa legge?
«L’Italia, il primo Paese europeo per esportazione di prodotti biologici e biodinamici, si dirige finalmente ad avere una normativa di settore. L’ampliamento dell’agricoltura biologica al 25% del suolo coltivato in Europa è l’obbiettivo delle nuove strategie europee e per questo il piano di sviluppo del bio prevede di impiegare in questa direzione almeno il 30% dei fondi per la ricerca in agricoltura.
La legge disciplina aspetti importanti non solo per le 80.000 aziende già biologiche, ma per le tante aziende agroalimentari italiane, per i territori, i consumatori, la ricerca scientifica. Istituisce i biodistretti, il marchio del biologico italiano più restrittivo di quello Ue e l’interprofessione, insieme a formule di governance razionale per un settore in crescita tumultuosa. La biodinamica, è giustamente citata, come del resto nei regolamenti europei, come storica e peculiare espressione del bio.»
Perché è una legge importante e cosa eventualmente manca ancora al settore, anche dopo l’approvazione di questo provvedimento?
«Dobbiamo armonizzare l’intero Paese intorno a scelte avanzate sul nostro agroalimentare. Non si tratta di favorire gli agricoltori biologici e biodinamici, ma di disporre di un quadro di sistema a vantaggio del percorso di transizione ecologica in atto. Una legge sul biologico permette di operare in questa transizione attraverso il più avanzato modello di applicazione normato dall’Ue per l’agricoltura. C’è molto da fare, per troppo tempo il biologico è cresciuto sulla spinta degli agricoltori e dei cittadini, ma senza una presa in carico istituzionale e della ricerca. La legge è però la dimostrazione che questa coesione oggi in Italia è matura e inizia dunque una nuova fase. Porterà a cambiamenti importanti, che devono superare residui di illusione conservatrice.»
Cosa è l’agricoltura biodinamica e cosa “non è”, mi riferisco all’appellativo di stregoni che spesso vi viene rivolto?
È la forma originaria dell’agricoltura biologica. Nata un secolo fa, ha gettato le basi della bioagricoltura e gli stessi regolamenti europei sono stati mutuati in larga parte dai disciplinari Demeter della biodinamica. Come tale è parte inscindibile del biologico e ne costituisce un’espressione peculiare e coerente, poiché si basa sul modello di organismo agricolo a ciclo chiuso, una meta di tutto il settore. Dispiace che 140 pagine di disciplinari biodinamici siano stati raccontati come stregoneria, ma attaccare come non scientifico il biologico prima e il biodinamico oggi fa parte dei tanti interessi che gravano sulle spalle dei nostri agricoltori. Tanto poco c’entra la scienza, che i detrattori non parlano attraverso pubblicazioni scientifiche. Gli stessi preparati, usati falsamente come pietra dello scandalo e distinzione dal biologico, sono ugualmente contenuti nei regolamenti del bio e usati da moltissime aziende biologiche non certificate biodinamiche.
Perché l’agricoltura biodinamica dà così fastidio ad alcuni settori dell’economia e ai soggetti che ne rappresentano gli interessi?
«Finché il biologico e poi il biodinamico restavano lontani dal dibattito istituzionale e scientifico e non costituivano un importante esempio economico per tutte le imprese agricole italiane, il problema non si poneva. I guai dei biodinamici sono iniziati quando organizzarono con la Bocconi e la Fondazione Feltrinelli il primo convegno a Expo 2015 a Milano, con la partecipazione di esimi scienziati e l’impegno di prendere tutti insieme il carico del futuro agroalimentare del paese. Allora iniziarono le anacronistiche accuse di stregoneria. Con l’anatema, la scomunica è facile isolare e imbavagliare il dibattito, intimorire i ricercatori, dissuadere le istituzioni e rallentare così il processo riformatore che si muove inarrestabile.
Il tema del contendere è proprio la grande maturità del settore biologico e biodinamico e la sua piena appartenenza al mondo agricolo italiano per una coesione del paese sulle sfide della modernità.»
Cosa c’è già di scientificamente dimostrato nell’agricoltura biodinamica e cosa chiede, oggi, il mondo della biodinamica alla scienza per comprendere meglio alcuni aspetti decisivi?
«L’agricoltura ha il compito di sfamare il mondo e per la maggior parte lo fa con il lavoro contadino e l’agricoltura tradizionale. La scienza deve essere supporto e non egemonia. La scienza è liberazione, dibattito, dubbio e si posiziona spregiudicatamente sul confine del mistero grazie al rigore del metodo. Per questo è spesso scomoda, indipendente. Quando diventa espressione di potere, perde la sua forza. I biodinamici chiedono alla ricerca di studiare il metodo e in diversi atenei italiani si fa ricerca e si insegna. Sono state censite 147 pubblicazioni scientifiche riferite alla biodinamica, che danno indicazioni molto promettenti. Sono numerosi gli istituti pubblici e privati e le università che nei Paesi più avanzati si occupano di biodinamica e l’Italia non deve lasciarsi arretrare da un’accademia che purtroppo è ancora perplessa e attardata sul biologico in genere.»
Questi continui attacchi al biodinamico al biologico a cosa mirano?
«Sia chiaro: oggi chi si unisce agli attacchi contro la biodinamica affossa la legge sul biologico. Gli attacchi provengono dagli stessi che hanno cercato di impedire il varo di una legge sul bio. Riuscire a tagliare la biodinamica nella prossima discussione alla Camera, significa far ritornare la legge al Senato e quindi far saltare i tempi tecnici e affossare la legge. È un meccanismo che la senatrice Cattaneo e i suoi conoscono bene e che legittimamente hanno adottato come unica strategia per una legge voluta da tutti. Infamando la biodinamica con false accuse si mettono le istituzioni alla berlina e solo indebolendo le istituzioni democratiche si crea la condizione per portare alla prescrizione una legge che ha l’unanimità del parlamento.»
Perché la biodinamica è meglio per la nostra terra madre?
«È meglio come la libertà e la tolleranza. Lasciamo gli agricoltori padroni delle proprie scelte nell’accudire la Terra. Soprattutto quando riescono a produrre senza veleni, quando fanno buon cibo e sostengono economie resilienti. Il cibo sano è la cura umanistica della terra. Sulla scorta dei metodi della biodinamica presto saranno proprio le industrie dei mezzi tecnici in agricoltura, la stessa industria chimica, ad adottare i biostimolanti, che sono uno dei presidi della biodinamica. E la bioagricoltura diventerà patrimonio comune, senza bisogno di aggettivi e distinzioni.»
Evitiamo che la legge venga fermata da una minoranza potente e facciamo in modo che possa essere approvata in modo trasparente, senza nessun gioco politico che oltre a privare l’Italia di una norma sacrosanta, allontanerebbe sempre di più i cittadini dalle istituzioni. Sarebbe una sconfitta di tutti, forse anche per chi sta cercando di affossarla. Sarebbe meglio un dialogo tra le parti e una ricerca libera gestita con soldi pubblici. L’argomento è troppo importante perché prevalgano gli interessi di parte.
Valter Musso
v.musso@slowfood.it
Editore : Slowfood
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