21 Apr Covid-19, corretta nutrizione riduce i decessi
Che un’alimentazione corretta e un adeguato apporto di vitamina D potesse giocare un ruolo nel ridurre la possibilità sia di contagio da Covid e nel miglioramento della risposta immunitaria è già accertato e confermato da diversi studi, ne citiamo solo due scusandoci per i non citati:
Studio italiano pubblicato su “Clinical Nutrition” a firma di Riccardo Caccialanza, direttore dell’Unità di nutrizione clinica oltre a quella dei suoi collaboratori .
Studio italiano pubblicato sulla rivista “Respiratory Research”. Che associa la carenza di vitamina D a stadi clinici di Covid-19 più compromessi. E’ quanto emergerebbe da uno studio retrospettivo su 52 pazienti, che ha visto la collaborazione dell’Iss, dell’ospedale Sant’Andrea di Roma e di altre istituzioni
La novità è che una nutrizione adeguata può fare la differenza tra la vita e la morte per i malati di Covid-19.
Uno studio italiano, condotto durante la prima ondata su 222 pazienti tra Policlinico San Matteo di Pavia e Policlinico di Milano, dimostra infatti che “un adeguato supporto nutrizionale nei primi 4 giorni di ricovero può ridurre il numero dei decessi”. Il lavoro, pubblicato su “Clinical Nutrition”, viene presentato dai due Irccs lombardi come “il primo di questo genere nei pazienti Covid nella letteratura internazionale”. L’obiettivo degli autori, un gruppo di clinici e di ricercatori dei policlinici milanese e pavese, era “verificare la relazione tra l’apporto nutrizionale e l’esito clinico, prendendo in considerazione anche fattori diversi, come ad esempio l’obesità”.
Riccardo Caccialanza, direttore dell’Unità operativa complessa di Nutrizione clinica del San Matteo, si dice soddisfatto dei risultati ottenuti grazie alla collaborazione instaurata con il Policlinico di Milano e auspica che prosegua per valutare l’efficacia di protocolli nutrizionali innovativi e finalizzati a migliorare sempre più la qualità delle cure.
Giacomo Grasselli, responsabile Rianimazione e Terapia intensiva adulti presso la Fondazione Irccs Ca’ Granda ospedale Maggiore di Milano sottolinea che lo studio aggiunge un “tassello importante alle nostre conoscenze sul trattamento dei pazienti con Covid-19. La nostra ricerca conferma che l’attenzione all’apporto nutrizionale è di fondamentale importanza nella gestione di tutti i pazienti. Per questo bisogna favorire il più possibile la collaborazione con specialisti di nutrizione clinica, nell’ottica di una gestione multidisciplinare e condivisa dei pazienti“.
Lo studio nominato parla in particolare di pazienti ricoverati, ma l’attenzione per una corretta alimentazione deve essere (a nostro parere) anticipata e diventare una pratica quotidiana.
Stili alimentari sbagliati anche se spinti da una elevata pressione pubblicitaria, dovrebbero essere corretti (pensiamo soprattutto alle scuole) a favore della salute delle giovani generazioni.
Perché il ministro della salute non parla di corretta alimentazione per favorire e rinforzare le difese immunitarie?
Può essere una illusione parlare di corretta alimentazione a scuola?
Per esempio i presidi potrebbero fare una piccola rivoluzione togliendo dai distributori automatici presenti nei plessi scolastici “il cibo spazzatura” ovvero il cibo super zuccherato e le bibite zuccherate.
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