15 Dic Glifosato e Celiachia
Quando parliamo di inquinamento derivato dal terreno spesso si fa riferimento ai pesticidi, sostanze tossiche utilizzate per combattere insetti, virus, funghi, ma anche piante infestanti che competono con le colture. I diserbanti in particolar modo sono sostanze utilizzate in modo diffuso anche in città (molti dei nostri vicini li usano e probabilmente anche dei vostri!). Uno dei prodotti più utilizzati al mondo in questo “campo” è il glifosato (forse ne avrete sentito parlare in questo periodo), ovvero il principio attivo contenuto nel famoso Roundup prodotto da Monsanto, una multinazionale specializzata nella produzione di sostanze chimiche diserbanti, nonché di sementi modificate geneticamente, varietà di piante in grado di resistere all’erbicida stesso. Ma questo erbicida non selettivo, ossia in grado di agire indiscriminatamente su qualsiasi tipo di pianta, non viene utilizzato solo sulle coltivazioni OGM, ma è largamente utilizzato sul nostro territorio sulle strade per sbarazzarsi dell’erba che cresce sui marciapiedi, nei campi sportivi, nei giardini pubblici, nelle aiuole, sulle rotaie della ferrovia e ovviamente dagli agricoltori sulle colture geneticamente modificate (OGM) e non.
Da sempre Monsanto fornisce agli agricoltori un pacchetto completo, detenendo anche il monopolio del mercato dei semi, semi che consentono di utilizzare liberamente il diserbante (per debellare gli infestanti) senza uccidere o danneggiare in alcun modo le colture, ovvero semi realizzati appositamente per “funzionare” in tandem con il glifosato. Nel 2001 è scaduto il brevetto Monsanto e da allora il glifosato è prodotto da tantissime aziende.
Cereali (frumento, mais, etc.) ma anche legumi (soia, piselli, fagioli, lenticchie, etc.), barbabietola (da zucchero), frutta e verdura che finiscono nei nostri piatti sono contaminati da questa sostanza chimica che viene costantemente irrorata sulle coltivazioni, soprattutto con lo scopo di mantenere gli standard di produzione richiesti dal mercato. Ma c’è dell’altro, questo erbicida, come molte altre sostanze nocive prodotte dalle multinazionali, si ritrova anche nei prodotti di origine animale di cui ci cibiamo, dal latte alle uova alla carne, in quanto presente nel foraggio (mangime) con cui il bestiame viene alimentato (per via della progressiva accumulazione nella catena alimentare).
Residui di glifosato sono presenti ovunque nell’ambiente, nell’acqua, negli alimenti e persino nel nostro corpo. Recenti indagini hanno evidenziato la presenza di tracce di tale nocivo erbicida nel latte materno, nonché nelle urine umane di quasi una persona su due. Come se non bastasse, il glifosato sta mutando anche il ruolo e il destino delle api (Apis mellifera), un impollinatore di vitale importanza per la sopravvivenza dell’uomo, mettendo così a rischio l’intero ecosistema.
Ma quali sono gli effetti del glifosato sulla salute?
Un reportage dal titolo “El costo humano de los agrotóxicos” (il costo umano dei pesticidi), realizzato da Pablo Ernesto Piovano, documenta quelli che sono gli effetti del massiccio utilizzo del glifosato nelle coltivazioni argentine di soia geneticamente modificata, programmata per resistere al diserbante stesso. Le foto dei bambini argentini colpiti da malformazioni documentano il dramma che il popolo vive da quando il governo, basandosi solamente sulle ricerche pubblicate da Monsanto, ha deciso di permettere il libero utilizzo del glifosato.
Le immagini del fotografo argentino parlano da sole e lo IARC (International Agency for Research on Cancer) ha classificato il glifosato come “potenzialmente cancerogeno per l’uomo”; ma gli studi scientifici non hanno dato risultati completamente omogenei e per questo la comunità scientifica è divisa e organizzazioni come EFSA, OMS e FAO tende a non voler creare allarmismi relativamente alla cancerogenicità del glifosato, dando pareri più rassicuranti ma prevedendo comunque misure di cautela, come la valutazione dei residui di glifosato nei cibi e il divieto di utilizzarlo in aeree densamente popolate.
Un numero sempre maggiore di studi mostra come l’esposizione diretta o indiretta al glifosato sia correlata all’aumento dell’incidenza di molteplici patologie tra cui diversi tipi di cancro, malformazioni del feto nelle donne in gravidanza e sterilità nell’uomo. In particolare, è stata evidenziata una correlazione tra l’incremento dell’utilizzo (quantità) dell’erbicida nelle colture e l’aumento nell’incidenza del tumore alla tiroide, al fegato, alla vescica, al pancreas, ai reni e della leucemia mieloide. Tuttavia, il glifosato è considerato “potenzialmente cancerogeno” poiché, nonostante sembri essere il responsabile di un gran numero di malattie croniche e malformazioni genetiche, non esisterebbero “sufficienti” prove a favore di tali correlazioni.
Si sa però che il glifosato agisce come analogo dell’amminoacido glicina, il che vuol dire che può essere erroneamente incorporato nelle proteine durante la loro sintesi nel nostro organismo, proteine che non saranno più in grado di funzionare correttamente. Tale sostituzione porta ad un lento accumulo di danni che sembra essere associato allo sviluppo di Diabete, Obesità, Asma, Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), Edema polmonare, Insufficienza surrenale, Ipotiroidismo, Alzheimer, Sclerosi laterale amiotrofica (SLA), Parkinson, malattie prioniche (encefalopatie spongiformi trasmissibili), Lupus, malattie mitocondriali, linfomi non-Hodgkin (LNH), difetti del tubo neurale, Infertilità, Ipertensione, Glaucoma, Osteoporosi, malattia epatica e insufficienza renale.
Come se non bastasse, oltre a ciò questa sostanza chimica sembra essere correlata a patologie come la celiachia (e l’intolleranza al glutine)
malattia anche associata allo squilibrio del microbiota intestinale. Infatti, quando il glifosato finisce nel nostro organismo è tossico anche per i microrganismi che compongono la flora batterica intestinale. L’esposizione cronica ad un basso dosaggio di glifosato, uccide i batteri benefici (Lactobacilli e Bifido-batteri) che ospitiamo nel nostro intestino, permettendo agli agenti patogeni di prendere il sopravvento. Ciò porta alla compromissione della barriera intestinale e ad uno stato infiammatorio cronico nell’intestino, che come noto aumenta pure il rischio di cancro.
Da tutto questo emergono crescenti sospetti che l’uso del glifosato sia legato alla comparsa di effetti collaterali che si ripercuoterebbero non solo sull’ambiente e la biodiversità, ma anche sulla nostra salute mettendola a repentaglio e generando numerose patologie. Certamente mettere in atto il “principio di precauzione” vietando il glifosato finché non sarà riconosciuta la sua assoluta innocuità, può metterci al riparo da conseguenze per la nostra salute, senza rischiare di ripetere l’esperienza degli anni ’70 con l’insetticida DDT.
Autore: Dott. Michela Trevisan
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