Grani antichi ?

27 Mar Grani antichi ?

C’è una polemica sulla definizione di “grani antichi”, in realtà non è molto ben definito quali siano i grani antichi e soprattutto viene contestato l’aggettivo Antico.

Cerchiamo di capirci meglio qualcosa

Vengono chiamati per convenzione non scritta  “grani antichi”  quelle varietà coltivate prima della cosiddetta rivoluzione verde. A partire dagli anni 40 del secolo scorso, si introducono nuove varietà ibride create sia con esposizioni a radiazioni sia con modifiche genetiche, questo porta degli immediati vantaggi da un punto di vista produttivo: maggiore produzione, piante più basse e si modifica anche la quantità e qualità del glutine, considerando un aspetto vantaggioso avere grano con un tenore di forza maggiore, quindi W più elevato.

La prima contestazione è sul termine “Antico” perché in effetti  si parla di cereali coltivati normalmente in Italia fino ed oltre la metà del 900 ed in modo più limitato fino ai giorni nostri.

Un’ altra contestazione è su aspetto selezione ed ibridazione, praticamente le azioni di selezione e ibridazione sono praticamente iniziate già in epoca remota con la nascita dell’agricoltura ” la storia dell’uomo nasce con la coltivazione dei cereali”. Quindi aspettarsi che per grano antico si intenda un grano mai selezionato o mai incrociato è solo utopistico.

Quindi cosa distingue un cereale Antico da un cereale Moderno?

Non essendoci una normativa  il confine è molto fumoso, infatti vengono accomunati nella stessa categoria il Monococco, che è indubbiamente antico (quasi sicuramente il primo cereale ad essere coltivato, per esempio si ritrova presente nei resti della mummia di Otzi  che viene considerata la più antica mummia scoperta, con una datazione di oltre 5300 anni fa) con  il Verna nato negli anni Cinquanta.

Dal nostro personale punto di vista riteniamo che si può considerare come linea di demarcazione  la sperimentazione degli effetti delle radiazioni per modificare i semi, da quel momento non possiamo più parlare di grani semplicemente selezionati o incrociati, ma veri e propri GM ( Geneticamente Migliorato o Geneticamente Modificato) da distinguere dagli OGM (nei quali si inseriscono  geni appartenenti ad altre specie).

In America e in altri paesi è dagli anni trenta che si inizia ad utilizzare la tecnica di bombardamento con i raggi X non solo per i cereali ma per tanti tipi di piante,

in Italia è nel 1955 che Gian Tommaso Scarascia Mugozza e Francesco D’Amato iniziarono ad sperimentare con il cobalto radioattivo.

Foto del campo gamma in Casaccia

Scarascia indicò chiaramente su La Ricerca Scientifica (Anno 26°, n. 1, 1956) quattro linee di ricerca di interesse per l’agricoltura italiana, e si impegnò per il loro sviluppo nel Laboratorio Applicazioni delle Radiazioni in Casaccia:

1. L’induzione di mutazioni nel migliorare le colture agrarie

2.  Un nuovo mezzo di lotta biologica: la tecnica degli insetti sterilizzati con irradiazione gamma.

3. L’applicazione del metodo dei radioisotopi allo studio delle relazioni terreno-fertilizzanti-pianta.

4. L’irradiazione degli alimenti al fine di assicurarne la conservazione.

In sintesi estrema forzando con le radiazioni delle modificazioni genetiche casuali e selezionando poi le varietà che sempre casualmente possono avere effetti migliorativi, nasce  in questo modo per esempio la varietà Creso, varietà inserita nel 1974 nel registro nazionale  con la sigla FB55, varietà che si è diffusa largamente in tutta Italia. 

Il successo del Creso è dato dalla sua elevata produttività per ettaro, bassa taglia, buoni valori di proteine elevata qualità da un punto di vista tecnologico in compenso ha necessità di essere coltivato in modo diverso dalle culture più rustiche, forse da questa varietà si inizia a passare dall’agricoltura alla agroindustria.

Su questo argomento ci torneremo ancora…

Ultima considerazione,  forse sarebbe opportuno per meglio valorizzare le varietà diverse di grano, inserire nelle etichette il nome dalla varietà dalla quale è ricavata la farina.