08 Ago Il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida a favore degli OGM e contro i grani antichi
La guerra contro i grani antichi (seconda puntata)
una prima puntata la trovate qui.
Abbiamo preso spunto di questa seconda puntata ad un articolo di Dario Dongo e Paolo Caruso apparso su greatitalianfoodtrade.it
Qui sotto di seguito una sintesi veloce:
Il ministro italiano dell’agricoltura Francesco Lollobrigida commissaria due enti pubblici strategici per il settore agroalimentare (CREA e ISMEA), conferma il sostegno ai nuovi OGM (o NGTs, New Genomic Techniques) e addirittura prende le distanze dai grani antichi.
1) CREA e ISMEA, i nuovi commissari
Il decreto legge 22 aprile 2023 n. 44, ‘Disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche’, ha introdotto drastiche riforme di due enti pubblici a servizio del ministero dell’agricoltura, ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) e CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria). Commissariamento, nomina diretta da parte del ministro dell’agricoltura dei tre membri del CdA, riforma statutaria. (1) Il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida ha così nominato due commissari straordinari:
– per ISMEA l’avvocato Livio Proietti, ex coordinatore di Movimento Sociale Italiano e Alleanza Nazionale nella provincia di Roma, ex deputato, già consigliere di amministrazione di Sviluppo Italia e del disastroso ISA (Istituto per lo Sviluppo dell’Agroalimentare),
– al CREA il professor Mario Pezzotti, docente di Genetica Agraria all’Università di Verona e dirigente del Centro Ricerca e Innovazione della Fondazione Edmund Mach. Un grande esperto di NGTs (New Genomic Techniques), o nuovi OGM.
2) Grani antichi, opinioni discordi
I grani antichi e il farro che ne è parte hanno consentito di valorizzare l’agroecologia, anche in aree rurali svantaggiate, e la tradizione gastronomica italiana. I consumatori internazionali dimostrano di apprezzare queste produzioni 100% Made in Italy, le quali infatti esprimono interessanti potenziali di crescita.
Il libro ‘Pane nostro. Grani antichi, farine e altre bugie’ di Luigi Cattivelli, direttore del Centro di ricerca per la genomica e la bioinformatica del CREA, si scaglia però contro ogni prospettiva di sviluppo sostenibile basata su agroecologia e grani antichi. Adducendo ipotesi ampiamente discutibili dal punto di vista scientifico.
La dialettica tra i custodi della biodiversità e chi crede che l’ingegneria genetica possa salvare il mondo non è una novità ed è anzi bene prosegua, affinché ogni cittadino possa farsi un’idea sui possibili effetti di due sistemi agroalimentari antitetici. Anche alla luce delle esperienze maturate, tra pesticidi e OGM progettati per resistervi.
3) Grani antichi, l’attacco istituzionale
Il neo commissario straordinario del CREA ha organizzato la presentazione del libro ‘Pane nostro. Grani antichi, farine e altre bugie’, il 13 luglio 2023, presso la sede dell’ente pubblico. L’attacco frontale nei confronti dei grani antichi è trasceso dal livello di opinione personale dell’autore di un libro a quello di posizione del vertice del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria:
– il neo commissario Mario Pezzotti si è congratulato con se stesso per avere dedicato il suo primo impegno pubblico nel CREA con la presentazione di ‘un’opera che riesce ad unire in modo accattivante storia, genetica, evoluzione e informazioni scientifiche corrette sul frumento’,
– il comunicato stampa del CREA segue le sue parole ‘partendo dal presupposto che le varietà [di frumento] moderne sono migliori di quelle antiche’ e ‘nel prodotto trasformato (pane, pasta, etc) sapore e odore dipendono dal processo di trasformazione e non dalla materia prima utilizzata’.
4) Il ministro dell’agricoltura pro-OGM e contro i grani antichi
Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura della Repubblica italiana, è intervenuto al primo evento pubblico del neo-commissario straordinario del CREA da lui nominato per celebrare il libro, dichiarando quanto segue.
‘Un libro utilissimo per chi fa politica come me, per poter correggere gli errori in cui vengono indotti i cittadini che consumano, ma anche un’occasione per conoscere la storia di un prodotto eccezionale, che si è evoluto grazie alla tecnologia’.
Gli ‘errori in cui vengono indotti i cittadini’ a cui il ministro riferisce – ammesso che egli abbia avuto modo di leggere il libro e consultare la letteratura, oltre ai dati di mercato – riguarderebbero la valorizzazione dei grani antichi.
La politica agroindustriale del ministro Lollobrigida è dunque ispirata alla ricerca, con la fiducia di trovare ‘quelle soluzioni per attuare una strategia che aumenti le produzioni e che possa essere messa a servizio anche dei paesi in via di sviluppo’, con la ‘tecnologia applicata alla nostra agricoltura’. I nuovi OGM, appunto.
5) L’eco pro-OGM del Parlamento italiano
Luca De Carlo di Fratelli d’Italia è a sua volta un tenace sostenitore dei nuovi OGM. La IX Commissione del Senato – Agricoltura e produzione agroalimentare – da lui presieduta ha infatti acclamato la sperimentazione in campo aperto di NGTs (o NBTs, o TEA che dir si voglia). Il senatore è a sua volta intervenuto all’evento del CREA, affermando che ‘questo libro apre un mondo sulla verità e contro le fake news: un grande Paese come il nostro non ha bisogno di raccontare bugie sui suoi prodotti’. Quali verità, quali ‘fake news’?
La retorica del ‘miglioramento genetico’ è stata ripresa anche, negli ultimi anni, in Argentina e Brasile. Dove ancora una volta – con la falsa narrativa della resistenza alla siccità e maggior produzione – è stata introdotta una varietà di frumento OGM resistente al glufosinate ammonio, un erbicida tossico per la riproduzione. Ma i consumatori europei non sembrano propensi ad acquistare pasta da frumento OGM, ed è perciò che le lobby di Big Ag mirano a nascondere la presenza dei nuovi OGM sulle etichette alimentari. E il Made in Italy cosa c’entra?
6) Conclusioni provvisorie
L’indifferenza verso la sostenibilità ambientale, spesso anche economica, delle pratiche agronomiche richieste per coltivare varietà di grano che esigono sempre più fertilizzanti e antiparassitari ha già provocato un disastro nella cerealicoltura nostrana. L’insostenibilità dei costi ha causato la perdita di 400.000 ettari delle superfici coltivate a grano duro, in Italia, negli ultimi 20 anni.
L’Italia non potrà mai competere su volumi e prezzi del grano duro con Canada, USA e Australia. La nostra unica salvezza risiede nell’identità distintiva e qualità, tanto meglio se associata alle produzioni bio e alla coltivazione di grani autoctoni. I grani antichi si sono adattati nei secoli ai territori di appartenenza e conservano tratti di sostenibilità ambientale e caratteristiche qualitative sotto vari aspetti migliori delle nuove varietà.
Si cominci allora a prendere in considerazione la possibilità di attingere al patrimonio genetico dei grani autoctoni per realizzare varietà di frumento rispettose dell’ambiente e della nostra salute. Perseverare nella ricerca del solo aumento delle rese, trascurando la mole di input chimici in agricoltura che vi si associa, è un suicidio istituzionalizzato.
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