25 Feb Insostenibile “agricoltura sostenibile”
Della nostra serie edicola commentata, vi proponiamo un articolo di F. William Engdahl, ( http://williamengdahl.com/gr30November2022.php )
tradotto per Don Chisciotte da Markus .
Nelle ultime settimane è iniziato un assalto coordinato a tutto campo alla nostra agricoltura, alla capacità di produrre cibo per l’umanità intera.
Il recente incontro intergovernativo del G20 a Bali, la riunione del Cop27 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite in Egitto, il Forum Economico Mondiale di Davos e Bill Gates sono tutti complici. Di solito utilizzano un linguaggio volutamente distopico per dare l’illusione di fare del bene, mentre, in realtà, stanno portando avanti un’agenda che, se verrà lasciata progredire, porterà alla carestia e alla morte centinaia, forse milioni di persone.
È guidata da una coalizione delle società più ricche al mondo.
Dal G20 al Cop27 al WEF
Il 13 novembre, il G20 – i rappresentanti delle 20 nazioni più influenti, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, l’Unione Europea (anche se non è una nazione), la Germania, l’Italia, la Francia, il Giappone, la Corea del Sud, la Cina e diversi Paesi in via di sviluppo, tra cui l’India, l’Indonesia e il Brasile – ha approvato una dichiarazione finale.
Il primo, importante punto è un “appello per una trasformazione sempre più rapida verso un’agricoltura sostenibile e resiliente e verso sistemi e catene di approvvigionamento alimentare.” Inoltre, occorre “lavorare insieme per produrre e distribuire cibo in modo sostenibile, garantire che i sistemi alimentari contribuiscano meglio all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici, arrestare e invertire la perdita di biodiversità, diversificare le fonti alimentari...” Hanno poi chiesto “un commercio agricolo inclusivo, prevedibile e non discriminatorio, basato sulle regole dell’OMC.” Inoltre, “ci impegniamo a sostenere l’adozione di pratiche e tecnologie innovative, compresa la modernizzazione digitale nell’agricoltura e nei sistemi alimentari, per migliorare la produttività e la sostenibilità in armonia con la natura…” Poi arriva la dichiarazione rivelatrice: “Ribadiamo il nostro impegno a raggiungere l’azzeramento globale delle emissioni di gas serra/neutralità del carbonio entro o intorno alla metà del secolo.”
“Agricoltura sostenibile” con “emissioni nette di gas serra pari a zero” è un tipico linguaggio orwelliano.
Per un estraneo alla linguistica delle Nazioni Unite, le parole suonano fin troppo bene. In realtà, ciò che viene promosso è una radicale distruzione dell’agricoltura a livello globale nel nome di un’”agricoltura sostenibile.”
A pochi giorni di distanza dalla conclusione del G20 di Bali, si è tenuto in Egitto l’incontro annuale del Cop27, il vertice sul clima dell’Agenda verde delle Nazioni Unite. In quella sede, i rappresentanti della maggior parte dei Paesi dell’ONU, insieme a Greenpeace e centinaia di altre ONG verdi, hanno redatto un secondo appello. Il Cop27 ha lanciato un’iniziativa denominata FAST* [Food and Agriculture for Sustainable Transformation] (*Fast ha un doppio significato: “veloce” e “digiuno” N.D.T.), la nuova agenda delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura per una trasformazione sostenibile. FAST [*], nel senso di “astenersi dal cibo…” Secondo Forbes, FAST promuoverà un “passaggio a diete sane, sostenibili e resistenti al clima e contribuirà a ridurre i costi della salute e del cambiamento climatico facendo risparmiare fino a 1.300 miliardi di dollari, sostenendo la sicurezza alimentare di fronte al cambiamento climatico.” Stiamo parlando di cifre importanti. Una riduzione di 1.300 miliardi di dollari dei costi legati al cambiamento climatico con la transizione verso “diete sane, sostenibili e resistenti al clima.”
Cosa c’è davvero dietro tutte queste parole?
Dietro ci sono tanti soldi (ma non solo NDR)
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, che ha rilasciato una dichiarazione alla Reuters durante il Cop27, entro un anno la FAO lancerà un progetto “gold standard” per la riduzione dei cosiddetti gas serra provenienti dall’agricoltura.
L’impulso per questa guerra all’agricoltura proviene, non a caso, dai grandi capitali, dalla FAIRR Initiative, una coalizione di gestori di investimenti internazionali con sede nel Regno Unito che si concentra sui “rischi e le opportunità materiali ESG [Environmental Social and Governance] legati all’allevamento intensivo di bestiame.” Tra i suoi membri figurano i più influenti attori della finanza globale, tra cui BlackRock, JP Morgan Asset Management, la tedesca Allianz AG, Swiss Re, HSBC Bank, Fidelity Investments, Edmond de Rothschild Asset Management, Credit Suisse, Rockefeller Asset Management, UBS Bank e numerose altre banche e fondi pensione che gestiscono un patrimonio totale di 25.000 miliardi di dollari. Ora hanno dichiarato guerra all’agricoltura, proprio come avevano fatto con l’energia. Il vicedirettore della FAO per le politiche sul cambiamento climatico, Zitouni Ould-Dada, ha dichiarato durante il Cop27: “Non c’è mai stata tanta attenzione per il cibo e l’agricoltura prima d’ora. Questo vertice COP è sicuramente quello giusto.“
La FAIRR sostiene, senza alcuna prova, che “la produzione di cibo è responsabile di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra ed è la principale minaccia per l’86% delle specie mondiali a rischio di estinzione, mentre gli allevamenti di bestiame sono responsabili della perdita di tre quarti della foresta amazzonica.”
La FAO intende proporre una drastica riduzione della produzione zootecnica mondiale, in particolare dei bovini, che, secondo la FAIRR, sarebbero responsabili di “quasi un terzo delle emissioni globali di metano legate all’attività umana, derivanti dalle emissioni gassose dei bovini, dal letame e dalle coltivazioni di prodotti da mangimi.” Per loro, il modo migliore per eliminare i rutti e le deiezioni delle mucche è abbattere i bovini.
L’insostenibile agricoltura sostenibile
Il fatto che la FAO stia per rilasciare una tabella di marcia per ridurre drasticamente i cosiddetti gas serra provenienti dall’agricoltura globale, con la falsa pretesa di promuovere un’”agricoltura sostenibile,” guidata dai più grandi gestori di patrimoni del mondo, tra cui BlackRock, JP Morgan, AXA e altri, la dice lunga su quella che è la vera agenda. Si tratta di alcune delle istituzioni finanziarie più corrotte del pianeta. Non investono mai un centesimo dove non siano garantiti enormi profitti. La guerra all’agricoltura è il loro prossimo obiettivo.
Il termine “sostenibile” era stato creato dal maltusiano Club di Roma di David Rockefeller. Nel suo rapporto del 1974, Mankind at the Turning Point, il Club di Roma sosteneva che:
Le nazioni non possono essere interdipendenti senza che ciascuna di esse rinunci ad una parte della propria indipendenza o almeno ne riconosca i limiti. È giunto il momento di elaborare un piano generale per una crescita organica e sostenibile e per uno sviluppo mondiale basato sull’allocazione globale di tutte le risorse limitate e su un nuovo sistema economico globale.
Questa era stata la prima formulazione dell’Agenda 21 delle Nazioni Unite, dell’Agenda 2030 e del Grande Reset di Davos del 2020. Nel 2015 i Paesi membri dell’ONU avevano adottato i cosiddetti Obiettivi di Sviluppo Sostenibile o SDG: 17 obiettivi per trasformare il nostro mondo. L’obiettivo N° 2 era “Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.”
Ma, se leggiamo nel dettaglio le proposte del Cop27, del G20 e del WEF di Davos di Klaus Schwab scopriamo qual’è il vero significato di queste belle parole. Ora siamo inondati di previsioni, non verificate, provenienti da think tank finanziati da governi e privati, secondo cui i nostri sistemi agricoli sarebbero una delle principali cause del riscaldamento globale. Proprio così. Stiamo parlando non solo di CO2, ma anche di metano e azoto. Tuttavia, l’intera argomentazione sui gas serra globali, secondo cui il nostro pianeta andrà incontro ad un disastro irreversibile se non ridurremo radicalmente le nostre emissioni entro il 2030, è un’assurdità non verificabile, frutto di modelli informatici assai poco trasparenti. Sulla base di questi modelli, l’IPCC [Intergovernmental Panel on Climate Change] delle Nazioni Unite insiste sul fatto che, se non riusciremo a contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C rispetto ai valori del 1850, nel 2050 il mondo finirà.
La guerra è appena iniziata
Nel 2019, l’ONU e il WEF di Davos avevano collaborato alla promozione degli SDG dell’Agenda 2030 dell’ONU. Sul sito web del WEF si ammette apertamente che il loro obiettivo è quello di sbarazzarsi delle fonti proteiche della carne, promuovendo la carne coltivata in laboratorio e le proteine alternative, da formiche, grilli o vermi, per sostituire il pollo, il manzo o l’agnello. Al Cop27 si è discusso di “diete che possano rimanere entro i limiti del pianeta e che consentano la riduzione del consumo di carne, lo sviluppo di alternative alimentari e la promozione di un maggior numero di piante, colture e cereali autoctoni (riducendo così l’attuale dipendenza da grano, mais, riso e patate).”
Il WEF promuove il passaggio dalle diete proteiche a base di carne a quelle vegane, sostenendo che sarebbero più “sostenibili.” Promuove anche alternative con carne coltivata in laboratorio o a base vegetale, come l‘Impossible Burger, finanziato da Bill Gates, che, secondo i test della FDA, è probabilmente cancerogeno in quanto prodotto con soia OGM e altri cereali saturi di glifosato. Lisa Lyons, l’amministratrice delegata di Air Protein, un’altra azienda produttrice di carne finta, è una consulente speciale del WEF. Il WEF promuove anche le proteine degli insetti come alternative alla carne. Si noti anche che Al Gore è un fiduciario del WEF.
La guerra all’allevamento degli animali da carne sta diventando una cosa seria.
Il governo dei Paesi Bassi, il cui primo ministro Mark Rutte, ex Unilever, è un collaboratore del WEF, ha creato un ministero speciale per l’ambiente e l’azoto, con a capo Christianne van der Wal. Utilizzando le linee guida Natura 2000 dell’Unione Europea per la salvaguardia dell’ambiente naturale, linee guida superate, mai prese in considerazione, progettate presumibilmente per “proteggere muschio e trifoglio” e basate su test fraudolenti, il governo olandese ha appena annunciato la chiusura forzata di 2.500 allevamenti di bestiame in tutto il Paese. L’obiettivo è costringere il 30% degli allevamenti a chiudere o a subire un esproprio.
In Germania, l’Associazione tedesca dell’industria della carne (VDF) sostiene che, nei prossimi quattro-sei mesi, la Germania dovrà affrontare una carenza di carne e che quindi i prezzi saliranno alle stelle. Hubert Kelliger, membro del consiglio di amministrazione della VDF, ha dichiarato: “Tra quattro, cinque, sei mesi avremo dei vuoti sugli scaffali.” Si prevede che la carenza più grave riguarderà la carne suina. I problemi nella produzione di carne sono dovuti all’insistenza di Berlino nel voler ridurre il numero di capi di bestiame del 50% per ridurre le emissioni responsabili del riscaldamento globale.
In Canada, il governo Trudeau, un altro prodotto del WEF di Davos, secondo il Financial Post del 27 luglio, prevede di ridurre del 30% entro il 2030 le emissioni causate dalla produzione di fertilizzanti, come parte di un piano per arrivare a zero emissioni nei prossimi tre decenni. Ma i coltivatori sostengono che, per raggiungere questo obiettivo, potrebbero dover ridurre significativamente la produzione di cereali.
Quando, nell’aprile 2021, il presidente autocratico dello Sri Lanka aveva vietato tutte le importazioni di fertilizzanti azotati, in un brutale tentativo di tornare ad un passato di agricoltura “sostenibile,” in sette mesi i raccolti erano crollati e la carestia, la rovina degli agricoltori e le proteste di massa lo avevano costretto a fuggire all’estero. Aveva voluto che l’intero Paese passasse immediatamente all’agricoltura biologica, ma non aveva fornito agli agricoltori alcuna formazione in merito.
EUROPA
Se a tutto questo si aggiunge la catastrofica decisione politica dell’UE di vietare il gas naturale russo utilizzato per la produzione di fertilizzanti azotati, con la conseguente chiusura degli impianti per la produzione di fertilizzanti in tutta l’UE, che, a sua volta, causerà una riduzione globale della resa dei raccolti,
e la falsa ondata di influenza aviaria che sta costringendo gli allevatori del Nord America e dell’UE ad abbattere decine di milioni di polli e tacchini, per citare solo qualche altro caso, diventa chiaro che il nostro mondo si troverà a dover affrontare una crisi alimentare senza precedenti. Tutto per il cambiamento climatico?
F. William Engdahl
Fonte: williamengdahl.com
Link: http://williamengdahl.com/gr30November2022.php
30.11.2022
CHI è WILLIAM ENGDAHL?
Frederick William Engdahl (nato il 9 agosto 1944) è uno scrittore americano che attualmente abita in Germania . Si identifica come “ricercatore economico, storico e giornalista freelance”. [1]
Primi anni di vita e istruzione
Nato a Minneapolis , Minnesota , Stati Uniti , è cresciuto in Texas e ha conseguito una laurea in ingegneria presso la Princeton University nel 1966 ( BA ), seguita da studi universitari in economia comparata presso l’ Università di Stoccolma dal 1969 al 1970. Ha poi lavorato come economista e giornalista freelance a New York e in Europa.
E’ tra i più acuti osservatori del sistema globale, con un interesse particolare per la geopolitica.
Svolge attività di ricerca e scrittura sulla scena politica mondiale da oltre trent’anni. I suoi vari libri sulla geopolitica – l’interazione tra politica internazionale, economia e geografia sono stati tradotti in 14 lingue straniere, dal cinese al francese, dal tedesco al giapponese.
Qui la copertina di un suo libro “AGRI-BUSINESS” dal controllo del cibo al controllo del mondo.
Commento di Macinazionenaturale:
L’obiettivo N° 2 di Agenda 2030 “Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile.”
Se il passaggio per una agricoltura più sostenibile corrisponde alla distruzione dell’agricoltura attuale e promuovere la produzione di nuovi cibi prodotti industrialmente ovvero: carne sintetica, farine di insetti, latte sintetico. Tutti prodotti da poche aziende multinazionali che in questo modo possono detenere il monopolio del cibo.
Il “porre fine alla fame” se mai fosse un vero obbiettivo potrebbe essere raggiunto solo con una riduzione della popolazione.
Per i nostri figli e nipoti dovremmo cercare di opporsi in tutti i modi possibili a queste imposizioni e rendere più feconda ogni zolla di terreno.
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