Varietà antiche, salviamo la nostra storia

Varietà antiche, salviamo la nostra storia

Varietà Antiche, salviamo la biodiversità, salviamo la nostra storia

Un sintesi di una intervista a Graziano Rossi, presidente del corso di laurea in Agri-Food Sustainability all’università di Pavia.

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Semi antichi e passione. Questa storia di agricoltura sostenibile parte da un piccolissimo borgo sull’Appennino bolognese, La Spinareccia a Rasora di Castiglione dei Pepoli (Bologna),  arriva al deposito dell’Università di Pavia e guarda alla banca mondiale, nell’Artico. Il mais rosso di Rasora è tra gli ultimi semi antichi certificati nel progetto Ricolma della Regione Emilia Romagna.

Graziano Rossi UNIPV

“Questo è un po’ il mio lavoro, salvare le varietà”, premette Graziano Rossi, professore del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente all’Università di Pavia. Insegna botanica ed è presidente del nuovo corso di laurea magistrale in Agri-Food Sustainability. Il suo lavoro scientifico ha supportato un progetto nato dalla passione dei coltivatori, Pierluigi Poli che ha salvato quel seme e Caterina Morganti che ha creduto da subito nell’idea.

Professore, che ricadute ha quest’ultimo riconoscimento?

RICOLMA è un progetto di ricerca “RIcupero, Caratterizzazione, COLtivazione del Mais Antico” Il mais rosso di Rasora è stato riconosciuto nel repertorio della biodiversità della Regione Emilia-Romagna, tra le varietà a rischio di estinzione o di erosione genetica. Quindi finalmente esiste, per legge. In un elenco che oggi ha una visibilità, un’identità a livello regionale, a breve anche a livello nazionale. In altre parole, quel mais è uscito dall’anonimato”.

Seme antico: qual è la definizione scientifica?

“Antico di per sé non vuol dire nulla. Diciamo così: dovrebbe essere una varietà con una storia di almeno cinquant’anni. Nel caso del mais rosso di Rasora abbiamo trovato testimonianze che ci riportano a 100 anni fa”.

Quanti sono i semi antichi di mais in Italia?

“Sicuramente nel dopoguerra esistevano più di 800 varietà diverse, oggi sono rimaste pochissime. In Emilia-Romagna questo è il terzo caso di riconoscimento. Mio padre, che era di origine contadina, diceva che ogni famiglia aveva il suo mais”.

Alla fine professore, qual è il bilanciamento giusto tra una produzione di nicchia e di qualità ma anche la necessità di diffondere questa cultura?

“Sicuramente questi prodotti devono rimanere a km zero, le produzioni devono essere limitate. E ci sono verifiche rigorose da fare sulle micro tossine, perché queste varietà antiche richiedono più attenzione di quelle moderne. Ma una cosa è certa: il sapore è superiore“.

 

 

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